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novembre 2015

personaggi in riviera

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il regno dell'acqua

gabriela mistral (1889 - 1957) a san michele di pagana

di domenico ermirio

Vi sono dei paesi che ricordo
come l'infanzia mia.
Sono paesi di mare o di fiume,
di pascoli, acque culture.
Un mio caro villaggio sul Rodano,
oppresso da fiume e cicale;
le Antille con palme verdi-nerastre,
che stanno in mezzo al mare e mi chiamano;
scoglio ligure di Portofino,
mare italiano, mare italiano!


(da Acqua, in Tala, 1938)


"Ebrea errante", nomade, vagabonda, viaggiatrice senza sosta, volontariamente lontana dal suo Paese natale, il Cile. Questa, in poche parole, la vita di Gabriela Mistral, almeno dopo aver ricevuto il Premio Nobel nel 1945. Un gran cambiamento da quando, appena quindicenne, lavora come maestra nei paesini di campagna vicino al suo Montegrande. A quel tempo si chiama Lucila Godoy Alcayaga e parla al fiume, alla montagna e al canneto: un'autentica campesina, abituata al duro lavoro e alla semplicità della vita rurale. A ciò corrisponde il tratto schietto e rude della sua poesia che, dopo le prime pubblicazioni sui giornali locali, conosce il vero successo nel 1914. In quell'anno partecipa con tre liriche a una gara poetica molto seguita, che si svolge a Santiago. Sono i tre "Sonetos de la muerte" crudi, macabri, estremamente intensi, una scarpata oscura dove una voce insanguinata canta la tragica fine di un grande amore -  forse l'unico nella vita di Lucila. Una vicenda che, se da un lato la condanna alla solitudine e al rifiuto di una vita come moglie e madre, dall'altro smuove la sua ispirazione e le fa comporre versi che, al di là di ogni critica, sono essenzialmente VERI.  Sconcertano ed emozionano il pubblico dei "Juegos Floreales" di Santiago che non può non darle la vittoria. E Lucila diventa Gabriela Mistral, una donna di successo e di fama. Insegna in scuole sempre più rinomate ed entra in contatto con gli ambienti politici e culturali del Cile. Si muove come rappresentante ufficiale del governo, e fa parte del corpo consolare. Mentre le sue poesie sono man mano pubblicate in raccolte (quattro in tutto tra il 1921 e il 1954), continua a dedicarsi all'insegnamento e alle riforme scolastiche non solo in Cile. Incomincia a viaggiare prima in America Centrale e Meridionale poi negli Stati Uniti e infine in Europa. Tra il 1922 e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale gli incarichi si moltiplicano e diventa Console Onorario presso molte nazioni nel mondo. Tra i Paesi che ha visitato e nei quali ha soggiornato: Messico, Argentina, Portorico, Brasile, Uruguay, Antille, Francia, Spagna, Svizzera, Portogallo, Italia. L'America Latina l'ha già incoronata e ovunque è preceduta da un'aurea di sovranità: regina autentica che non dimentica la sua umiltà e la solidarietà con i più semplici. La candidatura al Nobel è sostenuta da tutto il Sud-Continente (inclusi i Paesi di lingua portoghese) e nel 1945 è fatta: Gabriela Mistral - primo cittadino sudamericano a ottenere un tale onore - riceve il Premio Nobel per la Letteratura. Diventa così il riferimento per la poesia moderna di lingua spagnola e può dar voce ad una tradizione rimasta a lungo ai margini del mondo culturale. Non torna in Patria per tutto il decennio seguente: sa che non potrebbe più vivere lì come una semplice campesina. Eppure è donna ed è artista e la sua sensibilità cerca luoghi dove potersi riposare per qualche anno, parentesi di sedentarietà fra un viaggio e l'altro: Petropolis (Brasile), Santa Barbara (California, Stati Uniti), Rapallo (Tigullio, Italia). Qui risiede tra il '48 e il '51 e prende in affitto la villa "Il Boschetto" a San Michele di Pagana. È una costruzione semplice, bianca con le persiane verdi e circondata da un bel giardino. La vista è splendida: davanti ha il mare, per cantare nelle ghirlande delle onde. Era già stata in Liguria, prima della guerra (in quegli anni probabilmente scrisse "Acqua") e dopo il soggiorno rapallese, rimane ancora in Italia per qualche anno prima a Trento e poi a Napoli. Le piace la nostra penisola per il buon umore e l'aria serena. È un paese di mare e dovunque Gabriela/Lucila cerca l'acqua, il suo elemento, quasi una costante nelle sue liriche. Dalla villa di San Michele il mare è come un amico fedele sempre a portata di mano. Si può restare in casa e senza vederlo ascoltare il rumore delle onde; la sua presenza è perenne e tutta la baia vive al suono della risacca. Oggi, all'ingresso, della villa resta una targa in marmo rotta e appena leggibile a ricordo della grande poetessa che amò l'acqua e la sua bellezza: forse il suo vero regno - su quella spiaggia ella cammina sempre, fin quando già dormono gli altri.
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