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marzo 2016

sibelius intorno a noi

die leskoviten (1)

di domenico ermirio

Se l'anno scorso ricorreva il 150° anniversario della nascita di Jean Sibelius - e proprio su questo slancio abbiamo avuto la possibilità di iniziare il nostro festival - nel mese prossimo si festeggeranno i centocinquanta anni di un importante musicista e compositore italiano, legato da profonda amicizia proprio a Sibelius. Italiano di nascita e sicuramente di nome, Dante Michelangelo Benvenuto Ferruccio Busoni (i primi tre sembrano un omaggio alla grande cultura italiana) trascorre la propria infanzia in numerosi viaggi al seguito dei genitori. Nasce a Empoli (la città del padre Ferdinando, clarinettista) il 1° aprile 1866, ma la madre, la pianista Anna Weiss è di Trieste (allora parte dell'Impero austriaco) e per metà tedesca. Compie la propria formazione tra Vienna, Graz e Lipsia e sarà sempre attratto dalla cultura mitteleuropea. Nel 1888, a ventidue anni, è invitato da Martin Wegelius direttore e fondatore dell'allora Conservatorio di Helsinki - su segnalazione del musicologo Hugo Riemann - a ricoprire la cattedra di pianoforte. Per Busoni è una scelta impegnativa: passare da una terra ricca di fermenti culturali e così ammirata come la Germania, alla Finlandia, terra "di nessuno" contesa tra la Svezia e la Russia e la cui cultura non ha ancora una propria identità se non come debitrice di influssi esterni. Non può rifiutare: la situazione economica della famiglia è incerta e il nuovo posto potrebbe garantire una certa stabilità.
 
A Helsinki incontra Jean Sibelius che a 23 anni è ancora studente presso il conservatorio. Hanno molto poco in comune: Busoni ha ricevuto un' educazione internazionale e il suo talento pianistico anche se maturato precocemente e sempre sotto pressioni artistiche ed economiche, gli ha permesso di ottenere già una cattedra di insegnante; Sibelius, orfano del padre in tenera età e appartenente ad una famiglia non ricca, ma sufficientemente benestante, ha ricevuto un educazione più rilassata, senza mai uscire dalla Finlandia. Eppure ognuno è attratto dall'altro e in questa particolare e duratura amicizia i ruoli insegnante/studente (Busoni non è in ogni modo insegnante nel corso di Sibelius) non sono ammessi. Sibelius vede in Busoni un fantastico pianista, un concertista dotato di un'infallibile memoria e di un repertorio vastissimo; doti che egli non possiede, e la cui mancanza lo convince alla fine a rinunciare alla carriera di esecutore. Trova nell'amico anche una ventata di cultura europea, alla quale inevitabilmente ha fatto sempre riferimento: la Finlandia di allora era politicamente sotto il controllo dei propri "vicini" a est e a ovest, ma culturalmente rimaneva una delle tante "provincie della Germania". Per l'intuito e le idee compositive, però, Sibelius non ha molto da invidiare all'amico e anzi non nasconde la propria insofferenza di fronte ai suoi lavori. Un punto di contatto potrebbe essere in quella "Nuova Classicità" che Busoni ricerca come un parallelo allontanamento dagli eccessi tardo-romantici e dalle novità fini a se stesse. Ma è comunque molto vago. Una delle grandi caratteristiche di Sibelius è l'assenza di uno schema, di un metodo di lavoro, se non proprio l'idea di non avere uno schema e abbandonarsi all'ispirazione naturale, mantenendo però un occhio ad una forma che dev'essere semplice e organica, mai contorta o eccessivamente articolata. Busoni ammirava tali qualità già nel giovane Sibelius e ne intuiva i limiti nella mancanza di conoscenza diretta del mondo culturale di allora e nel suo isolamento in Finlandia. Il merito di Busoni è quello di aver aiutato Sibelius a farsi conoscere: lo introduce presso numerose società concertistiche tedesche, lo presenta all'editore Breitkopf e scrive per lui una lettera di presentazione per Johannes Brahms. Si comporta nei suoi confronti come una sorta di fratello maggiore più esperto nelle "cose del mondo" e in un certo senso più saggio. Il giovane Busoni che insegna ad Helsinki non è sempre felice. Come insegnante deve fare i conti con programmi di pianoforte basati quasi esclusivamente sulle opere di Muzio Clementi e Johann Baptiste Cramer. Decide di cambiare decisamente registro insegnando ai propri allievi il Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach e opere di Beethoven e Chopin, in modo da abbinare ad una pari difficoltà tecnica, brani di maggior stimolo artistico: i risultati sono sorprendenti e anche inaspettati. Come artista, abituato alla vitalità dei centri austriaci e tedeschi, si ritrova in una sorta di deserto culturale privo persino di un Teatro dell'Opera (e pensare che oggi la Finlandia è considerata uno tra gli stati non solo economicamente più stabili, ma anche culturalmente più stimolanti per la musica, l'architettura, il design, e per la diffusione dell'arte contemporanea). Ciò non deve stupire: la Finlandia pre-indipendenza era considerata dalla Svezia prima e dall'Impero Russo poi, solo come una terra di conquista e di sfruttamento per le risorse. Non era così fondamentale spendere energie nella gestione della cultura.
 
In questo ambiente Busoni non fatica a legare con gli spiriti più vivaci e artisticamente interessanti che incominciavano a farsi notare non solo nell'ambiente del Conservatorio. È il cosiddetto gruppo dei Leskoviti (Die Leskoviten): quella che Busoni stesso definisce "una combriccola di ispirazione", una sorta di cenacolo di artisti formato da Armas Järnefelt (collega di Sibelius al conservatorio), suo fratello Eero (pittore) e il poeta svedese Adolf Paul (nome d'arte di George Wiederscheim e anch'egli per un certo periodo allievo al Conservatorio) e ovviamente Jean Sibelius. La lingua del gruppo è il tedesco, e il nome deriva dal cane di Busoni, un terranova portato dalla Germania, "Lesko" spesso considerato da Ferruccio come il suo unico vero confidente ed amico. Non si tratta certo di un gruppo organizzato con un preciso programma culturale: sono amici che pensano a divertirsi e a cercare la compagnia reciproca, ma nelle loro serate parlano soprattutto di musica e di arte e in fondo anche se coetanei, Busoni è quello che ha più viaggiato tra loro e la cui attività li stimola a continuare nei loro percorsi artistici. Ognuno seguirà strade diverse, ma in qualche modo Sibelius e Järnefelt saranno tra i promotori della nuova cultura finlandese (musicale e pittorica) e la loro vicinanza anche in questa esperienza giovanile non è da sottovalutare. Tra il 1894 e il 1895, quando dopo i viaggi in Russia e negli Stati Uniti è tornato in Germania, Busoni scrive la propria Seconda Suite per orchestra con il sottotitolo Geharnischte (lett. "Corazzata") i cui quattro movimenti sono dedicati a ciascuno dei Leskoviti: a Jean l'Introduzione, ad Adolf la Danza Guerresca, as Armas il Monumento Funebre e a Eero l'Assalto. [d.e.]
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